Archeologia Sud-Ovest

Individuiamo questo territorio come punto di partenza per scoprire alcuni dei tanti siti archeologici in Sardegna, attraversando la costa sud ovest dell’isola.

Seruci Gonnesa-Portoscuso

Partiamo dal sito nuragico di Seruci situato lungo la strada panoramica che da Portoscuso ci porterà nel piccolo centro di Gonnesa. Il sito comprende un nuraghe (la cui torre centrale è circondata da altre cinque torri) e ciò che resta di un villaggio fatto di un centinaio di capanne circolari: nelle principali, tra quelle rinvenute ai primi del Novecento, erano conservati numerosi reperti archeologici. Il nuraghe, invece, fu scoperto nel 1897, anche se i lavori degli archeologi furono autorizzati soltanto dieci anni più tardi. Per la visita del sito è necessario informarsi telefonicamente su orari di apertura e chiusura.

Tel. 0709368128

Monte Sirai Carbonia

Altro sito molto interessante e decisamente più organizzato è quello di Monte Sirai situato all’ingresso della cittadina di Carbonia. Il pianoro di Monte Sirai fu frequentato già a partire dal IV millennio a.C. come testimoniano le domus de Janas e l’area di cultura Monteclaro ivi presenti. Sono altresì presenti testimonianze di età nuragica: alcune torri disposte lungo i fianchi dell’altopiano e tracce sulla sommità del Monte nell’area del Tempio. Il pianoro di Monte Sirai deve la sua notorietà alla presenza stabile dei Fenici arrivati dal vicino Oriente nell’VIII secolo a.C. Secondo gli studi pubblicati e le ipotesi degli studiosi, fin dalle origini l’insediamento di Monte Sirai ospitò all’interno della sua comunità elementi di origine locale che si integrarono pacificamente con i nuovi arrivati. L’insediamento fenicio di Monte Sirai venne distrutto dai Cartaginesi nel VI secolo a. C. Ricostruito nel corso del V secolo, fu poi fortificato intorno al 360. L’ultima pianificazione urbanistica fu realizzata intorno al 250 a.C. In età di dominazione romana, nel 110 circa a. C. il pianoro fu abbandonato. Non si conoscono le ragioni dell’abbandono.

Attraverso il video in descrizione possiamo notare come l’area archeologica di Monte Sirai sia ancora in fase di studio ed espansione e come le scoperte degli ultimi anni portino a focalizzare il suo tipo di insediamento risalente al VII secolo a.C..

Il pianoro di Monte Sirai la cui importanza indiscussa deriva dalle ricerche degli archeologi che nel tempo hanno condotto le Missioni annuali di scavo, presenta importanti caratteristiche di grande valenza paesaggistica e naturalistica. Affacciato sul golfo di Palmas e sulle isole di Sant’Antioco e Carloforte, consente la vista, dall’alto del villaggio, delle isole minori: il Toro, la Vacca, il Vitello e l’Isola Piana. Altresì consente di ammirare le dune di Portopino, le coste dell’iglesiente e l’isolotto di Pan di Zucchero.

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Sant’Antioco

Fu abitata in epoca preistorica da popolazioni native dell’età nuragica. Nella parte nordorientale fu fondato dai fenici, attorno al IX secolo a.C., un insediamento urbano denominato Sulki. In seguito l’isola fu conquistata dai cartaginesi, attorno al VI secolo a.C., e poi sottomessa all’impero romano dopo le guerre puniche con il nome di Sulcis, che diede anche il nome attuale alla regione circostante. La storia di Sant’Antioco è antichissima. Una trentina di nuraghi, un certo numero di cosiddette “Tombe dei giganti” e di “Domus de janas” testimoniano che l’isola non fosse priva di insediamenti stabili già in epoca preistorica. Notevole la presenza di numerosi nuraghe costieri, tra i quali si segnalano il nuraghe multitorre S’Ega Marteddu, a ridosso della spiaggia di Maladroxia, il nuraghe Sa Cipudditta situato in un promontorio a picco sul mare in località Su Portu de su Casu e il sito di Grutti’e Acqua, composto da un nuraghe multitorre polilobato e da uno dei villaggi nuragici più grandi della Sardegna, all’interno del quale sono presenti opere idrauliche e urbanistiche, templi a pozzo e tombe dei giganti. Il villaggio termina tra la spiaggia e la scogliera di Portu Sciusciau dove è probabile fosse presente un porto nuragico. Numerosi anche i reperti di cultura materiale di epoca nuragica rinvenuti in questo territorio tra i quali non mancano i bronzetti, come il famoso ‘arcierenuragico di Sant’Antioco.

Fu la più antica città della Sardegna fenicia. Ha conosciuto una storia lunghissima di commercianti, soldati, marinai, metalli ed artigianato. E’ Sant’Antioco, l’antica Sulkì. Ce la illustrano l’archeologo Prof. Piero Bartoloni e l’archeologa Sara Muscuso in questo bellissimo filmato.

Tempio di Antas Fluminimaggiore

Il tempio, nato come santuario nuragico, probabilmente intercantonale, fu attivo anche in epoca precoloniale, punica e romana, ma non rivela tracce di una fase fenicia.
Sin dall’inizio dell’età del ferro, nel IX secolo a.C., il sito ebbe una valenza funeraria, forse legata al culto degli antenati, come attesta una serie di tombe a pozzetto monosome rinvenute presso il podio. Una delle tombe restituì una figurina in bronzo, di fattura nuragica, ma di chiara influenza levantina, rappresentante una divinità maschile nuda che impugna con la mano sinistra una lancia, mentre alza la mano destra in segno benedicente. La statuina può essere associata alla fisionomia e ai tratti cultuali del dio punico Sid, guerriero e cacciatore, trasposizione della divinità locale Babai, che ricomparirà in età romana col nome di Sardus Pater Bab(a)i.

In età punica il santuario conobbe due fasi costruttive: la prima attorno al 500 a.C., subito dopo la conquista cartaginese dell’isola; la seconda, d’impronta punico-ellenistica, attorno al 300 a.C. Le labili tracce delle due fasi sono state individuate sotto la scalinata monumentale di età romana.
Che il tempio in età punica rivestisse una notevole importanza è testimoniato da diversi elementi architettonici e numerosi ex voto rinvenuti fuori contesto. Lo stato di frammentazione degli ex voto ha portato gli studiosi a ipotizzare una deliberata distruzione del santuario. Questa potrebbe essere avvenuta al tempo della rivolta dei mercenari cartaginesi di stanza in Sardegna, nel III secolo a.C., ovvero ad opera dei primi cristiani.
La struttura attualmente visibile risale all’età romana: un primo impianto è augusteo, mentre una seconda fase di ristrutturazione, con la collocazione dell’iscrizione di Caracalla nel frontone, risale al III secolo d.C.

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